Nuovo Mondo

Dal Nuovo Mondo, una sinfonia molto bella ed evocativa del compositore Antonín Leopold Dvořák, scritta nell’ultimo decennio dell’ottocento, quando i popoli iniziavano le migrazioni e i viaggi alla scoperta dell’America, oggi adatta ad accompagnare la fase storica che il Mondo si appresta a vivere. Ho, infatti, la sensazione che l’Umanità stia per approdare, come allora, in un nuovo mondo, da scoprire e da conoscere. Il Nuovo Mondo non è un Mondo Nuovo, perché ciò che ci si appresta a vivere non sarà più come prima, anche se l’involucro rimane lo stesso. Inconsapevolmente la pandemia ha trasformato lo sguardo con cui si osserva la vita e quanto giri intorno ad essa. L’idea del pre-pandemia che tutto fosse scontato e prevedibile è stata sostituita dal dubbio e dall’incertezza, tutto ciò che si riteneva impossibile ora è possibile, l’inimmaginabile è immaginabile. La lunga convivenza con il Covid19 ha sovvertito l’ordine costituito imponendone un altro, sia mentale sia reale. Nell’opera di Dvořák si percepisce l’entusiasmo della scoperta dell’ignoto mondo, che invece oggi è sostituito dalla esuberanza euforica. Un nuovo mondo, quindi, esplorato senza entusiasmo, ma con il desiderio di libertà che si sovrappone al desiderio di liberazione, ancora non esaudibile per come si vorrebbe. L’esuberanza ha reso i popoli insofferenti ai confini, alle restrizioni e ai limiti, al punto di superarli a ogni costo, mentre l’euforia ha ridimensionato il rischio delle conseguenze che ne potrebbero derivare. Tanti mesi di sofferenza lasciano tracce profonde e molto tempo sarà necessario per elaborare quanto vissuto, affinché l’esperienza rientri nel bagaglio della memoria, utile a produrre coscienza degli accadimenti e osservarli cambiando punto di vista. La pandemia ha fatto vivere l’Umanità in un mare in tempesta, senza avere la possibilità di vedere in profondità, ma solo cercare di restare a galla. Solo quando la tempesta si placherà si potrà osservare ciò che si sarà depositato e discernere psicologicamente quanto accaduto. A questo punto le domande cui cercare risposte potrebbero essere: Come ricostruire le coscienze, come liberarci dal condizionamento della paura?

Le tracce profonde impresse nell’anima, cui accennavo, possono diventare orme da seguire per capire il significato della sofferenza, che per ognuno di noi potrebbe essere diverso o comunque unico nel suo manifestarsi. Il percorso di uscita dalla pandemia dovrebbe essere accompagnato dall’emozione di abitare un Nuovo Mondo da vivere e da costruire, per lasciare che l’esuberanza e l’euforia lascino il posto all’entusiasmo.

L’entusiasmo porta in sé il significato dell’affidarsi a ciò che trascende l’umano per entrare in una dimensione nuova e inesplorata, per seguir virtute e canoscenza, senza paura e con tanto coraggio.

Gestualità al tempo delle mascherine

Oggi, vorrei porre l’attenzione su un comportamento particolare, che negli ultimi tempi mi è capitato di osservare, da quando indossiamo le mascherine anti contagio, nelle relazioni con altre persone. Il popolo italiano è conosciuto nel mondo per la sua gestualità molto espressiva e significativa che accompagna il linguaggio verbale oltre a quello non verbale, tant’è che spesso ne è benevolmente stigmatizzato all’estero. La mia attenzione, però, riguarda in modo particolare la gestualità delle mani, quando si parla indossando la mascherina, che sembra essersi accentuata, quasi per colmare la difficoltà, forse più psicologica che reale, di esprimere al meglio il contenuto della propria comunicazione. Tutti sappiamo che attraverso un gesto possiamo esprimere tenerezza, aggressività o disappunto, ma nella necessità di essere distanziati e mascherati è presumibile che si stia attivando un nuovo linguaggio gestuale parallelo di sostegno a quello verbale.

Con i miei lettori e lettrici condivido la mia percezione e vorrei chiedere se nella loro esperienza ne hanno avuto riscontro. Forse, siamo testimoni di un cambiamento nella comunicazione che potrebbe far acquisire un nuovo vocabolario non verbale, in virtù di un’inibizione visiva di una parte viso, che attiva canali di comunicazione che usano il corpo, più di quanto già non avvenga.

Qual è la vostra esperienza?

Per qualunque vostra condivisione il mio spazio è a disposizione. Grazie

Sogno di una notte di mezza estate……….in casella

Continua il viaggio onirico, iniziato durante la quarantena obbligata dallo stato di emergenza per il  Covid19,  con la lettura dei sogni inviati nella casella riservata.  I lettori-onirici del mio sito anche nella fase post-quarantena  hanno condiviso i loro sogni e oggi  ritiriamo la posta per evaderla,  come sempre. I sogni sono sempre la cartina tornasole di una fase che l’umanità attraversa, sia a livello individuale sia collettivo. L’attività onirica è stata molto fiorente durante la quarantena, quando il corpo era bloccato, ma la psiche viaggiava nei meandri del mondo interiore,    mentre con la ripresa del movimento libero è sembrata,

A proposito di sogni…..in casella

Durante la quarantena, imposta dal Covid19, invitai i sognatori e le sognatrici a imbucare i sogni nella casella apposita, creata sul mio sito, per condividere i contenuti che l’inconscio proponeva in un periodo fortemente significativo per la nostra psiche. Adesso è giunto il momento di ritirare la posta e cercare di dare un senso a quanto inviato dai sognatori e dalle sognatrici che ringrazio per la condivisione.

UN LUNGHISSIMO GIORNO

Un lunghissimo giorno racchiude articoli che ho scritto nei primi mesi dell’anno sia sul sito www.sirasebastianelli.it nella sezione thirdlife che sulla rivista online www.65perricominciare.it. Ne ho selezionati alcuni, tra quelli più significativi, per tracciare una sorta di percorso psicologico della quarantena, da tutti vissuto, per rispettare il distanziamento sociale anti-contagio dal Covid19. In tempi non sospetti (gennaio 2020), ho pubblicato l’articolo Angeli, barriere piumate dell’esistenza, evidenziando quanto la natura salvifica dell’essere umano abbia bisogno di un connotato divino, quasi a sottolineare che non sia terrena la capacità di aiutare un proprio simile. Dopo qualche settimana, con l’arrivo drammatico del coronavirus, tutta l’umanità si è ritrovata nelle mani dei medici, degli infermieri e degli operatori sanitari spesso definiti angeli, anche se loro stessi si sentivano più umani e vulnerabili di tutti. Poi, si è entrati nell’ Incubo, tra il sogno e la realtà, affinché le coscienze si risvegliassero alla nuova inimmaginabile realtà e a porre nell’archivio della memoria L’Ultimo bacio?

Dalla memoria è invece tornato alla ribalta un evento che riguardò una pandemia virtuale che colpì nel 2005 il gioco World of Warcraft e la percezione dell’esperienza del contagio si collocò Tra Scienza e Fantascienza: quando il gioco diventa realtà!

Il mondo del lavoro, intanto, per garantire sicurezza ha costruito un Ponte virtuale per contatti reali, attraversato anche dalla psicologia che ha continuato a dare sostegno a chi avvertiva la necessità di tradurre in parole significative il proprio stato ansioso-depressivo, per evitare il ristagno di pensieri prosciuganti linfa vitale.

Il crescere esponenziale del contagio ha accelerato il tempo della ricerca di protezione, soprattutto per gli over65 che hanno subìto oltre che maggior divieti (Divieto per gli Over 65!), anche il bisogno di essere Dignitosamente sostenuti: Forza Over! Nel pieno della quarantena il Claustrum rappresentava il luogo sicuro nel quale ognuno si ritrovava nelle riflessioni meditative dei propri vissuti e per attivare il pater (Padri Over), la funzione paterna interiore per traghettare se stessi verso un mondo migliore.

Nella sensazione di vivere, non un giorno in più (Un giorno in più,il 29 Febbraio, per l’equilibrio del tempo!), ma un giorno lunghissimo, senza interpunzioni, sono arrivate la Primavera e la Pasqua, (Un ossimoro: il letargo di Primavera) in un letargo anomalo dell’esistenza, ma con la forza e la resistenza della Stella di… Natale, che pervicacemente si aggrappava alla vita. All’orizzonte si è manifestata Emily Dickinson, una donna che ha scritto poesie bellissime all’interno della sua stanza, senza mai uscire dalla sua abitazione, donando forza e vitalità al Canto dell’attesa.

Che cosa rimarrà dell’esperienza della quarantena, ancora non completamente finita? Memoria e Quarantena ci impongono Un setaccio per la ri-presa, affinché si possa discernere tra il prima e il dopo per lasciar andare ciò che non è più utile, conservando l’essenziale, magari guidati dal sogno e raccontarlo! Raccontami il sogno di questa notte!

Raccontami il sogno di questa notte!

Tra breve si uscirà dalla quarantena imposta dallo stato di emergenza per il Covid19, ma per lunghe settimane la vita quotidiana è rimasta sospesa, all’interno di una bolla protettiva intrisa di emozioni che hanno trovato nei sogni la loro espressione più significativa. L’attività onirica accompagna l’essere umano da sempre, sollecitando attenzione nel sognatore al punto di cercarne il significato. Il sogno è l’intangibile filo rosso dell’esistenza, ci accompagna da millenni nel ricordo e nell’oblio. In ogni epoca e in ogni Paese del mondo, il sogno ha avuto un posto di riguardo nella cultura dei popoli. Cos’è il sogno: è il guardiano del sonno, è la via regia per l’inconscio, è il messaggero degli dei, è l’inconscio che si esprime in forma simbolica? Da Artemidoro, che fu il primo a scriverne cercando una sistematizzazione, per arrivare, con un passo nella storia lunghissimo, a Sigmund Freud, il viaggio onirico è proseguito nel tempo affascinando, turbando ed emozionando i sognatori e le sognatrici di tutte le epoche.

Quante volte si vorrebbe che la realtà che si sta vivendo fosse solo sogno, al punto di svegliarsi al mattino e desiderare che l’oblio risucchi tutto dentro di sé? Viceversa, quante volte si vorrebbe che il sogno fosse realtà? Il confine tra sogno e realtà è un confine distinto, ma quanto mai labile. Il sogno è la nostra realtà notturna che fin dai tempi più remoti ha stimolato l’interesse degli esseri umani, insieme al desiderio di poterne trovare una chiave di lettura. In virtù di questa curiosità, ma soprattutto nella considerazione che dopo settimane di costrizione in casa e in previsione di una prossima uscita, l’attività onirica assume un ruolo ancora più interessante, ho pensato di aggiungere nel mio sito I SOGNI IN CASELLA. I sogni, in questo periodo ancora di più, riflettono il cambiamento profondo che ognuno di noi sta vivendo in conseguenza all’esperienza inimmaginabile prodotta dal pericolo del contagio del virus Covid19. Ci sono stati sogni, per esempio, in cui il pericolo del contagio era rappresentato dalla presenza di persone incuranti del virus, lasciando una sensazione di angoscia, oppure sogni in cui emergeva, nello spaesamento del momento, il bisogno di individuare una direzione per un luogo sicuro verso cui andare. Il sogno, come affermava Carl Gustav Jung, rappresenta una difesa psichica contro le impressioni esterne, quindi è anche un termometro della febbre dell’inconscio, che nessun termoscanner, tanto diffuso oggi, può misurare.

Chiunque vorrà inviare un sogno, potrà spedirlo attraverso I SOGNI IN CASELLA per condividere la sua vita onirica. Il sogno non sarà pubblicato, ma fornirà uno spunto di riflessione, insieme con tutti quelli che arriveranno, per attivare una narrazione onirica periodica. Nella psicologia del profondo, quando si lavora sui sogni, è importante il significato che il sognatore dà al proprio sogno, quindi, in un contesto virtuale e non psicoterapeutico, non è possibile interpretare un sogno in modo specifico. I contenuti e gli aspetti simbolici che emergeranno troveranno spazio all’interno degli articoli dedicati ai sogni, affinché si possa approfondire la comprensione di una parte di sé e accendere la luce della conoscenza.

STELLA DI….. NATALE!

Ebbene sì, la stella di Natale ha indotto una riflessione, anche se siamo vicini alla festività pasquale. Dal mese di dicembre il mio studio ospita una stella di Natale che vedete nella foto. Un po’ provata, ma in buona forma. Non mi era mai capitato che una pianta, così tipicamente stagionale, superasse il confine della primavera. Sicuramente ci saranno tanti pollici verdi capaci di far vivere per lungo tempo la pianta natalizia, però la durata colpisce sempre e comunque. Una Stella di Natale che ci traghetta verso la Pasqua, attraversando mesi difficili e profondamente dolorosi, per lasciare vivo il senso della nascita, simbolo del Natale, e sottolineare che la vita è più forte della dirompenza mortifera del virus Covid19, che attanaglia l’umanità. La Pasqua di per sé ha il significato di passaggio, dalla morte alla vita, un simbolo che nell’uovo trova la sua proiezione simbolica collettiva. Nascere per rinascere, affinché risorgano le coscienze, per dare nuova linfa al desiderio di procedere verso orizzonti nuovi e inesplorati. La strada della liberazione liberata della vita dal virus sembra ancora impervia, ma, nonostante la strenua lotta, il passaggio dalla morte alla vita ci sarà, celebrando ognuno la propria Pasqua, quella interiore di nascita, rinascita e resurrezione.

Ponte virtuale per contatti reali

Tutti connessi per creare rete sociale virtuale! Che cosa è cambiato rispetto al periodo pre-virus? Le chat o i social prima erano una scelta, oggi sono una necessità obbligata! Il virus sta consentendo di capire il significato di internet per come non si era mai capito in passato. In tutte le professioni, compresa quella psicoterapeutica, si sono attivati ponti virtuali per esser vicini ai propri utenti. In un momento così socialmente complesso da un punto di vista emotivo, potersi convertire in modalità digitale e mantenere la continuità del lavoro psicoterapeutico o di sostegno psicologico, a chi può averne necessità, è una grande risorsa. La solitudine della psiche e l’isolamento sociale possono produrre stati d’ansia o depressivi che è importante tradurre in parole significative, per evitare il ristagno di pensieri prosciuganti linfa vitale. In queste settimane si è passati dall’osservazione esterna della progressione geografica del virus, all’allerta che si è trasformata in allarme. Ora c’è lo stato di quarantena, che dovrebbe poter risolvere, come è già accaduto per tutte le pandemie nei secoli scorsi, lo stato di emergenza. Una riflessione, che già in altre situazioni ho espresso (Psiche e cuore senza confini, www.lapelle.it), riguarda la considerazione che se si desidera al più presto un DOPO-VIRUS, o come avrebbero detto i latini un POST-VIRUS, si deve poter agire uno STOP a tutto ciò che rientra nello stile di vita precedente al rischio di contagio. L’anagramma di POST è STOP, quindi, nella capacità di riuscire a fermarsi è racchiusa la soluzione al problema virus, per poter di nuovo riprendere le attività quotidiane di sempre. Sicuramente, modificare abitudini consolidate non è semplice, però confidare nella capacità di adattamento, che ha sempre caratterizzato l’essere umano nella sua esistenza millenaria, è scoprire di avere un bagaglio nella radice della psiche di esperienze pregresse cui poter attingere. Ciò che è complesso non è impossibile, la resistenza di uno è la resistenza di tutti per poter arginare le conseguenze della pandemia. Ora, Invece di guardare fuori dalla finestra con paura o insofferenza, proviamo a cercare un raggio di sole, un antidepressivo naturale, che prima o poi con sorpresa entrerà a scaldare i cuori e l’anima, insieme alla Primavera!

Claustrum

Claustrum, termine latino che indica un luogo circoscritto, una barriera che non consente contatto tra un luogo interno e un luogo esterno. Oggi il claustrum è rappresentato dalle mura domestiche, all’interno delle quali ci si può proteggere dal virus, ovvero il COVID19. Dal termine claustrum deriva anche chiostro, lo spazio circolare tipico dei monasteri e dei conventi, dove si cammina meditando, diventato, oggi, il simbolo del luogo all’interno del quale si gira intorno alla vita, intorno alle paure e intorno ai propri pensieri. Nel claustrum salvifico delle case, si cerca di reinventare la quotidianità, sempre più digitale e sempre più virtuale nei contatti con l’esterno. Naturalmente, quando rimanere in casa, è una scelta libera, non si vive il senso di restrizione della possibilità di muoversi, ma quando è obbligata, è necessario far prevalere il significato salvifico, dando priorità alla propria salute e a quella degli altri. Inoltre, percepire di essere parte della catena di individui, che, attraverso il proprio comportamento, sostiene quello degli altri, rende ancora più accettabile l’impegno.

Il pensiero, però, è rivolto anche a chi il claustrum lo soffre, come i claustrofobici, che hanno difficoltà a stare per lungo tempo in luoghi chiusi. La sensazione di non poter dare libero sfogo al bisogno di uscire all’aperto, liberandosi dall’involucro costrittivo di muri invalicabili, è prodotta dalla fobia, un timore irrazionale ma consapevole, che attiva una risposta non adeguata alla situazione reale. Nella claustrofobia l’ansia diventa il motore della ricerca di una via di uscita, affinché non si trasformi in angoscia insostenibile, impresa difficile in questi giorni. La possibilità di esplicitare e di esternare le proprie paure è sicuramente un modo per alleviarle e per depotenziarle, quindi è importante non sentirsi soli nella difficoltà, per arginare lo straripamento dell’ansia. In questo la tecnologia aiuta, consentendo di raggiungere virtualmente qualunque luogo, come proiezione dei propri desideri di libertà.