Attesa

Dicembre è il mese dell’attesa! Naturalmente c’è Natale, che è atteso da ognuno con un significato diverso, ma c’è anche il confine del passaggio al nuovo anno, che evoca attese soggettivamente uniche. Dicembre, poi, è il mese del solstizio invernale che se, da una parte, è portatore di freddo e neve, dall’altra apre le porte all’attesa primavera. Un mese di frontiera che attiva emozioni, desideri, speranze, progetti, ma anche timori per l’ignoto, disorientamento e pensieri depressivi. È il mese della veglia nella notte di Natale e della veglia per l’arrivo del Nuovo Anno, mentre si scruta l’orizzonte in attesa di intravedere qualcosa. Dicembre è un mese attivatore di attese, un ossimoro interessante, che obbliga a rispettare i tempi per gli eventi da vivere, senza poterli anticipare, come l’incapacità di aspettare porterebbe a fare. Quando si è in attesa di un evento si contano i giorni in una sorta di count down elettrizzante che, quando arriva allo zero, si ha bisogno di riattivarlo per qualcos’altro senza fermarsi mai e non godere così dello zero, cioè di quello spazio vuoto dentro il quale si potrebbe sostare in attesa di riprendere il cammino. L’attesa è una condizione mentale che inchioda il pensiero, perché a volte è necessario, insegnando che non sempre è possibile fare qualcosa, accettando di fermarsi. L’attesa non ha un connotato passivo quando è necessaria, quando vuol dire rispettare i tempi propri e altrui, quando si sa che durante l’inverno il seme a dimora nella terra, anche se non si vede, si sta trasformando nel germoglio primaverile e lo si aspetta, con fiducia e progettualità.

Intermittenze

Periodo natalizio decorato e illuminato nelle strade e nelle case. Luci che si rincorrono disegnando forme augurali con intermittenze, che alternano istanti impercettibili di buio con raggi luminosi. Intermittenze del Natale che sembrano essere in sintonia con quanto accade in questi giorni, in cui luci e ombre sovrastano l’Umanità. L’intermittenza è rapida, non lascia spazio al pensiero che vorrebbe trattenere la luce per osservarla o il buio per immaginarlo. L’intermittenza è una luce veloce, che corre in avanti e indietro senza lasciare tempo al respiro per seguirne la corsa. Chi non si sente intermittente in questa fase storica della vita? Sicuramente molte persone si accendono e si spengono rapidamente senza capirne il senso, ma solo vivendone il disagio. È anche faticoso accendersi e spegnersi tra entusiasmi e delusioni o tra slanci di desiderio e inibizioni. Una fase dell’esistenza che fluttua tra luce e buio in un ossimorico continuum intermittente. È importante cogliere i momenti di luce per illuminare la propria esistenza, nella consapevolezza che la ricerca di sé necessita di quel raggio che sconfigge le tenebre, anche solo per un istante. Il nuovo anno sta bussando alla porta di ognuno per risvegliare la coscienza a intraprendere un nuovo cammino per ritrovare fiducia, forza vitale e progettualità, affinché l’intermittenza della luce si trasformi in permanenza costante e continua, per illuminare la strada da percorrere, prendendo per mano il coraggio e oltrepassare la soglia del futuro senza paura.

STELLA DI….. NATALE!

Ebbene sì, la stella di Natale ha indotto una riflessione, anche se siamo vicini alla festività pasquale. Dal mese di dicembre il mio studio ospita una stella di Natale che vedete nella foto. Un po’ provata, ma in buona forma. Non mi era mai capitato che una pianta, così tipicamente stagionale, superasse il confine della primavera. Sicuramente ci saranno tanti pollici verdi capaci di far vivere per lungo tempo la pianta natalizia, però la durata colpisce sempre e comunque. Una Stella di Natale che ci traghetta verso la Pasqua, attraversando mesi difficili e profondamente dolorosi, per lasciare vivo il senso della nascita, simbolo del Natale, e sottolineare che la vita è più forte della dirompenza mortifera del virus Covid19, che attanaglia l’umanità. La Pasqua di per sé ha il significato di passaggio, dalla morte alla vita, un simbolo che nell’uovo trova la sua proiezione simbolica collettiva. Nascere per rinascere, affinché risorgano le coscienze, per dare nuova linfa al desiderio di procedere verso orizzonti nuovi e inesplorati. La strada della liberazione liberata della vita dal virus sembra ancora impervia, ma, nonostante la strenua lotta, il passaggio dalla morte alla vita ci sarà, celebrando ognuno la propria Pasqua, quella interiore di nascita, rinascita e resurrezione.

DIETRO L’ALBERO DI NATALE

                               DIETRO L’ALBERO DI NATALE

 

Questo mio articolo è stato  pubblicato sulla rivista n.23/2014 di Urbis et Artis e,    in occasione del Natale,  ripropongo  per i lettori di  Thirdlife.it.

 

 

La festività del Natale è alle porte e i simboli che la caratterizzano, come il presepe e l’albero, riprendono il loro posto nelle abitazioni di chi desidera rispettare la ritualità della tradizione.

L’albero di Natale è il simbolo più rappresentato nelle case, ma anche nelle strade e  nelle piazze delle città di tutto il Mondo,  addobbato, colorato e illuminato in tutti i modi più fantasiosi, ma lo stimolo  che mi spinge a scriverne è la curiosità di conoscere  la parte in ombra dell’albero.

È raro vedere un albero di Natale, almeno nelle abitazioni, al centro di una stanza, in genere è sempre posto in un angolo o a ridosso di una parete. Tant’è che la porzione di albero che non si vede è spesso disadorna o riempita con decorazioni di scarto (tanto non si vedono!).

Ma si può essere certi della invisibilità della parte in ombra dell’albero?

Razionalmente è evidente che il segmento spoglio non  si veda, ma   l’incompiutezza si  percepisce.  Come?

In genere ci si occupa poco di tutto quello che non è visibile, per esempio la facciata di una casa che rimane interna o nascosta non è mai decorata come quelle più esterne, le cantine o le soffitte non sono mai curate come gli appartamenti,  e così altri luoghi dove non è utile “perdere tempo”   con abbellimenti se, poi, nessuno li vedrà.  A volte, però, è proprio la parte più nascosta alla luce che avrebbe bisogno di attenzione e cura,  perché lì nasce  l’ombra.

L’ombra è un termine che da una parte spaventa, ma dall’altra seduce. Da una parte può essere magica o malefica, ma dall’altra può essere miracolosa o contaminante. Un affresco del Masaccio, situato nella Cappella Brancacci della Chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze, riproduce San Pietro che cura i malati con la propria ombra, mentre nel film Water della regista indiana Deepa Metha  si racconta la vita delle  donne che, rimaste vedove,   vivono ai margini della società e non possono “toccare” con la propria ombra  l’acqua, senza contaminarla e renderla imbevibile.  Inoltre, produrre ombra  è un segnale  di vitalità, poiché solo i   vampiri o i defunti  ne sono privi per inconsistenza corporea.

Difficilmente pensiamo alla nostra ombra, non solo a quella sagoma nera che si proietta sulla strada quando camminiamo, ma a quella parte di noi nascosta nelle profondità interiori, che si manifesta nella imprevedibilità dei comportamenti più aggressivi e inspiegabili, che  Carl  Gustav  Jung chiamava

Ombra: il lato archetipico, oscuro, inferiore, primitivo, che tanto più è lontano dalla coscienza, tanto più dirompe con i suoi accessi più distruttivi.

A questo punto è legittima la domanda: “Tutto questo dietro un albero di Natale?”. Se l’albero fosse  una trasposizione simbolica dell’essere umano,  la risposta sarebbe sì. E,  in effetti, lo è!

L’albero  riproduce un essere umano: con le sue radici, il suo tronco e la sua chioma.

Un essere umano con la sua personalità articolata e complessa come il tronco, il suo protendersi nel mondo  con braccia tese come i rami e la sua interiorità antica e profonda come  le radici.

Aver cura della parte più buia di sé, è cercare di conoscerla per illuminarla e integrarla nella propria personalità, nella  difficile strada che conduce alla congiunzione degli opposti.

Dietro  l’Albero di Natale , quindi, ci siamo noi, esseri umani, ognuno con le proprie  luci , ombre e  vulnerabilità.  Allora, perché non provare ad avere cura della zona d’ombra dell’Albero per aver cura della propria zona d’ombra e mettere una Stella di Natale anche  nella porzione disadorna, affinché si trasformi in una vera epifania di consapevolezza e conoscenza?