8 MARZO 2021 – “L’attesa è infinita, ma io sono in cammino”*

Sembra siano esaurite le parole per riflettere sulla Giornata dedicata alle Donne. Tanto è stato scritto, divulgato, proposto, evidenziato, sottolineato, al punto di pensare che non sia più necessario aggiungere altro. Invece no, quando ci si guarda intorno, si notano ancora soprusi, vessazioni, discriminazioni, mortificazioni, tanto da far vacillare la fiducia nella possibilità che qualcosa possa cambiare per la condizione femminile nel Mondo. Ancora si parla di carriere negate o ostacolate, di riconoscimenti economici sbilanciati tra uomini e donne, di discriminazione perché, ancora, non è naturale inserire una donna per la sua competenza in un ruolo di potere. Nel 1997 pubblicai un libro “La memoria degli altri”, dedicando un capitolo alla Donna negli stereotipi della memoria che, a rileggerlo oggi, fa capire quanto poco sia cambiato. La strada percorsa dalle donne potrebbe essere rappresentata dal gioco dell’oca, con ostacoli che rallentano il raggiungimento del traguardo obbligando, spesso, anche a fermarsi un giro! Possibile che non si riesca a declinare naturalmente anche al femminile la vita dell’Umanità? Possibile che la strada sia sempre impervia?

Sul mio sito, nella sezione Third Life, nel 2013 pubblicai l’articolo 8 Marzo, nel 2015 8’ava nota e nel 2020 8 Marzo Una Giornata da Vivere, per riflettere sulla strada percorsa e su quella da percorrere, ma, come scrivevo all’inizio di questo articolo, la sensazione è che le parole per esprimere quanto ancora non accade siano esaurite. In realtà, sarebbe utile iniziare sempre di più a soffermarci su quanto accade, sulle conquiste, sui soffitti di cristallo sfondati, pochi ma importanti, sulla resistenza delle donne e sulla loro resilienza, garanzia di crescita costante, continua, nonostante le prove infinite da superare. Le fiabe sono piene di storie, dove è il maschile, il principe, a dover superare tante peripezie per conquistare il femminile, la principessa, per vivere felici e contenti, ma nella realtà, oggi, sono le donne a dover attraversare strade complesse, per arrivare alla conquista di se stesse. Mi chiedo, cosa scriverebbe oggi Ipazia, riflettendo sul suo sacrificio di donna amante della scienza e della conoscenza, cosa dipingerebbe Artemisia Gentileschi per rappresentare il difficile attecchimento e radicamento delle conquiste delle donne, come l’autonomia e l’autodeterminazione. Ipazia e Artemisia, erano donne sole, che hanno lasciato traccia di sé, come eredità per la moltitudine di donne di oggi, non più sole come ieri, affinché siano consapevoli della strada percorsa e di quella ancora da percorrere, dove la conquista di una è la conquista di tutte.

*A.Petta, A.Colavito, Ipazia, La Lepre Editore,Roma,2009,pag.329

8’AVA NOTA

                                            8’ava nota

8’ava nota, la nota delle donne. Una nota che non c’è, o forse c’è, ma bisogna saperla cercare, perché non è prevedibile e non è scontata. Difficile dire se, collocare l’8’ava nota al di fuori della scala musicale, sia una caratteristica di distinzione o meno. Sicuramente è un suono a cui bisogna educare l’orecchio, non tanto quello fisico, quanto quello psichico.

Non esiste diapason che lasci vibrare l’8’ava nota per accordare il pensiero, come non esiste metronomo che ne scandisca il tempo.

Sia il  pensiero  che  il tempo delle Donne  sono cambiati  nel corso di  centinaia di secoli, con il contributo di donne coraggiose  conosciute e sconosciute, che hanno, tutte, rivendicato il diritto di vivere nel mondo senza confini. L’8’ava nota vibra  segnando una strada invisibile su cui faticosamente camminano le donne. L’8’ava nota vibra ancor di più l’8 marzo, giorno in cui ricorre “La Festa della Donna”,   quando si  organizzano eventi per sensibilizzare l’attenzione intorno al complesso mondo femminile.

Nel 2013, sempre su questo blog, misi l’8 marzo tra parentesi (8). Oggi all’8 pongo l’apostrofo, un segno di elisione che lascia presumere che qualcosa sia caduto, per lasciare il posto ad una presenza-assenza,  come le donne che ci sono, ma non ci sono.

Per esemplificare, prendo spunto da un evento di un anno fa quando si costituì il nuovo e attuale  Governo che divideva nelle giuste percentuali i  Ministeri  tra gli uomini e le donne. L’ operazione aritmetica  venne più volte rimarcata dai mass media  come un successo della legge  per le  pari opportunità e delle quote rosa.
Bene, anzi benissimo!

Però, finché ci sarà bisogno di sottolineare il numero delle donne, la parità è lontana, perché le donne dovrebbero esserci per diritto naturale e non legislativo.

Se il mondo, maschile e femminile, fosse uno spartito musicale,  sui righi e negli  spazi del pentagramma ci sarebbe posto per tutte le note, senza discriminazioni, nel rispetto obbligato della legge dell’Armonia Musicale. Ma, ahimè, così non è. La nota femminile è l’8’ava, e non trova posto naturalmente, bisogna crearlo.

In questi giorni Christine Lagarde, Direttrice del Fondo Monetario Internazionale, ha commentato, sul suo blog, i risultati di una ricerca circa i danni del sessismo nel mondo del lavoro, evidenziando la difficoltà delle donne ad avere un ruolo economicamente attivo.  A ciò ha fatto eco anche la dichiarazione di Patricia Arquette  che durante la Notte degli Oscar ha chiesto che le attrici avessero un trattamento economico pari a quello  degli attori.

Ovviamente l’equilibrio di genere non si riduce al potere economico,  ma forse è l’aspetto più, quantitativamente, misurabile.

Donne depotenziate, quindi, affinché  l’8’ava nota risuoni piano pianissimo, senza impeto e fuoco. Per fortuna,  però, il mondo femminile il fuoco lo porta dentro di sé, vivificante e salvifico per il genere umano, al di là di un forzato equilibrio di genere.

 

8 MARZO

(8)

MARZO

 

 

8 Marzo tra parentesi. Una parentesi che si apre e una che si chiude. Due parentesi che contengono una ricorrenza  consumata   in ventiquattro ore.   È sufficiente leggere le notizie che arrivano da tutto il Mondo, Italia compresa, che riguardano uccisioni,maltrattamenti  e stupri, perpetrati nei confronti delle donne di tutte l’ età, dalla più tenera alla più vetusta, per capire che le parentesi  erette sono di cemento armato.

Non sarà un caso che il fiore simbolo di questo giorno sia la mimosa, i cui rami recisi hanno  vita brevissima.  Vita brevissima, come tutti i buoni propositi  che animano le dichiarazioni che si registrano l’8 marzo, da parte di chi potrebbe e chi  dovrebbe adoperarsi per tutelare la dignità umana che in questo giorno si  declina al femminile.  Chi può e chi deve siamo tutti noi  che spesso osserviamo il mondo femminile  per giudicarlo, piuttosto che  per comprenderlo.  La comprensione nasce dalla conoscenza che non è fatta di stereotipi e di pregiudizi, ma di considerazione della diversità e della differenza.  La Terra  delle donne non è rotonda, ma è sfaccettata come un diamante, frutto della terra di frontiera dove le donne vivono, quotidianamente, per rivendicare i propri  diritti e per assumersi i propri doveri.  Un diamante è sempre prezioso, grezzo o meno che sia, ed è una risorsa da valorizzare e non  da rubare o da nascondere o da esibire, lasciando che risplenda in tutte le sue sfaccettature per esaltarne l’intrinseca luminosità. Proviamo a guardarci intorno e  cerchiamo di  vedere se arriva qualche raggio di luce  prismatica dai quotidiani, dai TG, dalla pubblicità, dove ancora si sente dire che “l’uomo è cacciatore”, dai luoghi di lavoro dove le donne ancora si scontrano con i soffitti di cristallo, proviamo a cercare e se troviamo questa luce l’8 marzo non sarà più tra parentesi.