GIRAFFA: la fuga verso un sogno, infranto


In questi giorni,  si è scritto e parlato molto intorno   alla fuga  da un circo di una Giraffa e  alla sua morte.

L’insolita notizia ha destato scalpore non tanto per la fuga di un animale da un circo, evento abbastanza frequente, quanto  perché    il quadrupede era una Giraffa.

Un animale, la Giraffa, di cui non si parla mai,   la troviamo solo riprodotta tra i  souvenir africani o tra i peluche dei bambini.

Lenta come una  lumaca o una tartaruga, forte come un leone, agile come una tigre o un gatto, fedele come un cane, forte come un elefante, veloce come una gazzella, ma come una giraffa?
Da oggi si potrà dire coraggioso o coraggiosa come una Giraffa, che al costo della vita ha cercato la libertà. Una Giraffa fuggita da un soffitto troppo basso, non adeguato al suo collo lungo che ha impiegato millenni per allungarsi.
Una Giraffa fuggita da un orizzonte troppo ravvicinato popolato di sogni lontani.
Le immagini, che ritraevano l’Animale correre  alla ricerca di un riferimento conosciuto che indicasse la strada per la Savana, lasciavano  trasparire, da una parte, la paura provocata dall’ esplosione dell’istinto, ma, dall’altra, anche il desiderio di ritornare a vivere.

A quell’esplosione istintuale della Giraffa, purtroppo, le persone incaricate di catturarlo hanno risposto con una esplosione troppo massiccia di dosi di sedativo, come riportato dai quotidiani, e, forse, quel cuore selvaggio non ha retto, causandone la morte.

Gli animali, in genere, percepiscono molto prima degli umani  segnali di pericolo, che provengono dalle viscere della Terra in caso di terremoto,  mutamenti  meteorologici o richiami di  ultrasuoni  che producono comportamenti incomprensibili, impossibili da decifrare per gli esseri umani.

Quale richiamo e percezione può avere avvertito la Giraffa fuggitiva che  non riusciamo a decifrare?

Il richiamo della libertà, la percezione di vivere in una porzione di Mondo che non appartiene alla sua razza e alla sua specie,  abitato da esseri umani che hanno trasformato la loro libertà di pensiero nella prigionia del fare?

Una risposta non potremo mai averla, ma, sicuramente, dall’alto del suo lungo collo la Giraffa può aver avuto   una visuale che le ha  consentito  di osservare   le vicende mondane  avendone uno sguardo d’insieme, non edificante e poco rassicurante, al punto di desiderare di tornare dove erano le sue radici e preferire di essere inseguita dal suo predatore  quadrupede naturale, piuttosto che da incongrue automobili quadrupedi a motore (vedi foto pag. 23 pubblicata su Repubblica il 22/09/2012).

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