EXIT/USCITA

Quanto sollievo produce all’anima la segnaletica che indica l’uscita? Nei percorsi sotterranei per prendere una metropolitana o per attraversare un tunnel che corre nel cuore di una montagna, si può provare un senso di disagio che acuisce il bisogno di intravedere una piccola luce guida per uscirne velocemente. L’esperienza di tunnel e gallerie è quotidiana per molte persone che per diversi motivi le attraversano, senza neanche pensare alle profondità raggiunte, ma per molte altre, invece, ritrovarsi in una zona d’ombra della vita senza intravedere l’uscita è fonte di malessere profondo, quanto un viaggio al centro della Terra. La claustrofobia è il termine che sintetizza la dolorosa sensazione di oppressione o di soffocamento quando si ha la percezione di non avere vie di fuga. Luoghi chiusi o troppo affollati possono scatenare il sintomo claustrofobico che trova sollievo, nell’immediato, solo uscendo all’aperto. Nel periodo pandemico, specialmente durante il Claustrum che inchiodava tutti gli abitanti del Mondo nei luoghi chiusi, i claustrofobici hanno sofferto sicuramente di più, non potendo avere via libera, sentendosi come animali in gabbia! Ora che le sbarre sono state allargate ci si trova di fronte a un’altra difficoltà rappresentata dall’agorafobia, cioè paura dei luoghi aperti. La paura di sentirsi in mezzo a una grande piazza senza protezioni che ne delimitino lo spazio, al punto di obbligare chi ne soffre a non poter uscire da casa senza essere accompagnati. La fobia è il comune denominatore di questi due sintomi che possono produrre grave disagio all’ esistenza di chi ne sia portatore. La fobia è una paura parossistica che non recede di fronte a una verifica della realtà che potrebbe scongiurarne il timore, a volte è sufficiente evocare l’oggetto o la situazione fobica che si scatena il sintomo. Gli anni vissuti, con le restrizioni dettate dallo stato di emergenza, hanno reso manifesto ciò che era latente, perché fasi della vita fortemente critiche possono creare varchi che consentono al sintomo di palesarsi. Phobos, la paura dei Greci, è anche ansia, angoscia, tremori, sensazione di pesantezza agli arti inferiori, sudorazione, stordimento, palpitazioni, dispnea, manifestazioni che caratterizzano l’attacco di panico. Il panico, termine che deriva dal mitico dio Pan, spinge alla fuga, per allontanarsi dal disagio, rimanendo, paradossalmente, immobili. Il pensiero e l’azione nell’attacco di panico si paralizzano e diventa impossibile attuare una reazione utile a placare l’attacco. Claustrofobia, agorafobia, attacchi di panico possono compromettere la qualità della vita, imponendo la necessità di trovare una via d’uscita. Ogni persona ha una propria strada da percorrere per trovare l’uscita, perché i sintomi, per quanto possano essere gli stessi per tutti, contengono un significato diverso per ognuno. Quando si attraversano zone d’ombra nella vita, è importante riuscire a fare luce per trovare gli strumenti psichici che consentano di decodificare il malessere e dare senso a quel segmento di vita intriso di passato, che non riesce a trasformarsi in futuro. Il conflitto tra il passato e il futuro, tra ciò che si era e ciò che si potrebbe essere, si risolve nel presente, coniugando il tempo indicativo della via d’uscita.