Facoltà del dubbio

“…..soltanto la dimensione del dubbio e la capacità di interrogarci indefessamente possono fornirci la speranza di approdare alla verità.”
(Carotenuto A., L’Ombra del Dubbio, Bompiani)
Il dubbio è sempre stato il motore di ricerca del pensiero! I grandi filosofi del passato avviavano le loro speculazioni, sull’esistenza dell’essere umano e su quanto percepisse, attraverso la lente del dubbio per amplificare la conoscenza. Il dubbio, nel tempo, ha perso il suo significato di ricerca, ma ha assunto quello di indecisione. Il dubbio spesso rende difficile orientarsi al punto di congelare qualsiasi scelta nella paura di sbagliare. Forse, è proprio nel timore di incorrere in un errore che si cristallizza il pensiero. La primavera, per i ragazzi e le ragazze che sostengono l’esame del quinto anno di scuola superiore, è la stagione per ipotizzare le facoltà universitarie cui iscriversi e, considerando il ventaglio delle possibilità offerte dagli Atenei, il dubbio potrebbe insinuarsi. Spesso anche le reali occasioni lavorative future interferiscono sulle scelte dettate dall’interesse e dalla passione del presente. Quando si evoca il dubbio non si può non pensare all’Amleto di Shakespeare, opera che più di altre “esprime con notevole maestria quel dubbio esistenziale fondamentale che l’uomo di ogni tempo serba nel proprio animo” (Ibidem, pag. 5).
L’indecisione è anche incertezza? La domanda stimola riflessioni, ma ciò su cui è utile porre il focus è quanto il dubbio sia sostenuto da richieste esterne a sé, che condizionano la libertà di scegliere o di modificare la scelta nel tempo. Il terzo millennio è caratterizzato dalla necessità di essere veloci, reattivi, vivere già nel futuro, essere in lotta con il tempo che scorre inesorabile, al punto di temere una pausa di riflessione pur rivendicando il diritto di fermarsi! Le nuove generazioni che non hanno conosciuto l’analogico trovano facilità a muoversi nel digitale che
favorisce le scelte rapide, ma si disorientano quando la componente emotiva chiede tempo per discernere. Il bivio include sempre il rischio di sbagliare strada, ma non sempre l’errore è vano se consente di diradare le ombre che offuscano la luce. La riflessione non è esitazione, come il dubbio non è indecisione se ci si riappropria del pensiero speculativo che come una stella polare indica la strada.
Nell’ etimo indoeuropeo d+vi (che oscilla tra due) è la radice da cui ramificano il dubbio e il doppio, sottolineando la dualità che incombe ogni qual volta si è chiamati a scegliere. L’oscillazione tra due, tra luce e ombra, può anche consumare la vita quando il dubbio sconfina nella ossessiva ricerca di certezza, non trovando conforto nel pensiero razionale, perché in questo caso prende il sopravvento il bisogno di agire un controllo sulla scelta, che non è mai valutata come quella giusta.