29 OTTOBRE 2018 UN OSPITE INATTESO A TERRACINA

 

29 OTTOBRE 2018. Un ospite inatteso a Terracina

 

 

29 ottobre 2018, un  uragano di intensissima forza ha investito la città di Terracina, lasciando, in pochi secondi, dietro di sé morte e distruzione. La città non aveva mai registrato una calamità naturale così violenta, al punto di lasciare   tutti gli abitanti  annichiliti e attoniti.

Molte le zone della città colpite e distrutte  dall’inimmaginabile vento, che con il tempo potranno essere ricostruite per come erano, ma  ciò che non potrà essere più  come prima è il viale della Vittoria, luogo storico di passeggiate e incontri all’ombra dei pini marittimi,  cresciuti  insieme  a molte generazioni di terracinesi. Gli alberi che rendevano unico il panorama della città non esistono più, crollati sotto l’onda sferzante del vento impetuoso. Tra l’altro,  gli alberi furono  piantati cento anni fa, in occasione della vittoria della Prima Guerra Mondiale, dai  prigionieri  che espiavano la colpa, di essere nemici,  con la pena  che oggi si chiamerebbe “lavoro socialmente utile”.  Alberi che rappresentavano la vita che rinasceva,  insieme alla necessità  di elaborare i tanti lutti che la grande  guerra aveva prodotto. Purtroppo, le guerre non finirono cento anni fa e ancora sacrifici di vite umane  si sono consumati nel tempo, senza aver mai  potuto piantare alberi della vittoria. L’albero è il simbolo della vita, la salute di un albero equivale alla salute dell’umanità e la perdita di un albero  depaupera il patrimonio dell’umanità. Oggi  la città di Terracina è più povera,  spogliata del  suo canale verde e della sua fauna,  deprivata dei raggi di sole che filtravano, con  un gioco di luci e di ombre, tra le fronde aghiformi dei pini.  Pini maestosi che erano diventati rassicuranti con la loro presenza immobile e paziente, testimoni silenziosi di eventi piacevoli e tristi che i cittadini terracinesi  hanno  vissuto in quest’ultimo secolo. Il sacrificio della città di Terracina   sicuramente lascerà traccia nell’immaginario collettivo, ma sarà anche utile che non se ne perda memoria, perché il ricordo del dolore consente di migliorare la vita, riconducendo al cuore dell’esistenza  e ai suoi valori. L’immagine degli alberi sradicati  deve evocare ancor di più le proprie radici  che affondano  nella Grande Madre Terra, contenitore dei  semi della rinascita e, quindi, della nuova vita.

Tra i pini sacrificati alla furia di Eolo ci sono anche i Due Pini della via omonima, che, come le torri gemelle,  rimarranno assenti  nella loro acuta  presenza, a testimonianza della imperscrutabilità della Natura che non consente previsioni. L’essere umano  a volte dimentica di appartenere alla Natura, le cui leggi, anche se incomprensibili e inaccettabili, si rispettano.  Chi naviga nei mari in tempesta, con i venti che giocano a rincorrersi tra le onde, è consapevole  di quanto sia importante   tenere  saldamente il timone in mano e  navigare a vista, modificando se necessario la rotta pur di arrivare in un porto sicuro,   lo stesso cui giungere psicologicamente nei momenti  difficili, per sentirsi accolti, protetti e sicuri. In questo momento storico siamo  naviganti nel  mare in tempesta, ma l’unico modo per resistere è accompagnare con flessibilità gli eventi, per comprenderli  e adeguare la rotta alla necessità del momento, affinché si possa con fiducia approdare in acque sicure.

Sira Sebastianelli

psicologa-psicoterapeuta

(terracinese)